25 luglio 2013

Avanti, con pazienza e determinazione.

Gli sviluppi della vicenda dell’Istituto del Buon Pastore.



25 luglio 2013, San Giacomo Apostolo


"Non possumus"



Come annunciato e promesso, nella doverosa fedeltà alla linea della franchezza ecclesiale e della critica costruttiva, Disputationes Theologicae continua a informare sugli sviluppi della vicenda dell’IBP. Senza procedere in maniera affrettata - come evidente ad ogni osservatore attento - ma anche tentando di perseverare in quell’amore alla verità, sebbene scomoda, che ci ha fatto parlare (anche con la giusta visibilità) a proposito di altri soggetti. Sicché, dopo aver prudentemente seguito la “scaletta” evangelica, pubblichiamo anche gli atti recentemente posti, che - riteniamo - parlano da sé.

Né perdiamo di vista - diversamente dalla non rara demagogia - che le pressioni sono un aspetto certamente molto rilevante, ma non l’unico: il fattore principale è come ad esse ci si rapporta, libero arbitrio per libero arbitrio. E’ in effetti la frequente presenza di questo secondo fattore, quello interno, ciò che dà campo al primo. Guardiamo alla recente storia (che, ahinoi, tanto raramente è magistra vitae…), ad esempio la storia ecclesiastica: se gli uomini di Chiesa “di buona dottrina” avessero diffusamente preferito il bene della causa al bene personale (o al miraggio di esso…), se almeno i “buoni” fossero stati disponibili ad esporsi di persona senza troppi calcoli opportunistici - di una falsa prudenza solo umana - e ciò stabilmente, la crisi modernista non avrebbe potuto nuocere molto meno? Forse il Signore ci avrebbe addirittura del tutto risparmiato tale castigo. D’altra parte, queste prove hanno il grande pregio di svelare i cuori e di vagliarli uno ad uno.

Ecco dunque gli atti che sono stati posti in questi mesi. Guardando senza ansia ai segni della Provvidenza e mentre praticamente tutte le attività ordinarie, le appaganti gioie del sacerdozio e del Seminario, proseguivano come sempre. A questa medesima Provvidenza per l’intercessione della Madonna ci affidiamo, senza fretta, anche per l’avvenire. Fiat voluntas Tua.    



1 - Preavviso di ricorso al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica inviato al Rev.mo Dom Antoine Forgeot in data 29 maggio 2013.


Al Rev.mo Padre Abate Dom Antoine Forgeot
in quanto esecutore della Commissione Ecclesia Dei.


p. c. alla Rev.da Commissione Ecclesia Dei.


Oggetto: preavviso di ricorso


                                                                                                                 Courtalain, 29 maggio 2013


Rev. mo Padre Abate, 

                                 dopo aver presentato il testo qui sotto allegato, ricevendone frasi dal sapore di minaccia, ma non argomentate risposte alle questioni da me poste, né avendo ricevuto l’invio dei documenti di carattere pubblico da me richiesti, ivi compreso il/i decreto/decreti del 18 luglio e/o del 19 luglio (le date e gli oggetti fornitimi non coincidono) e la relazione del canonista rappresentante la Commissione al Capitolo Rev. Padre Poquet de Haut-Jussé (il cui nominativo l’abbé Laguérie ci ha detto essere stato concordato discretamente con Mons. Guido Pozzo); 

dopo aver mandato riservatamente un testo con alcune questioni a Lei, Rev. mo Padre Abate, che mi è stato rimandato indietro, e dopo avere nuovamente spedito il medesimo testo, senza che abbia ancora avuto risposta ai miei quesiti;

con la presente comunico che nei giorni prossimi, allo stato, mi vedrò ormai costretto - con mio grande rammarico - al ricorso canonico compiuto secondo il Diritto della Chiesa Romana.
Se infatti, a seguito della risposta scritta della Rev. ma Commissione del 20 maggio scorso,  in assenza di alcun seguito bonario integrativo, dovrò dedurre che i termini della supplicatio potranno considerarsi ormai decorsi, non pervenendo le risposte alle domande da me formulate sulle motivazioni canoniche dell’annullamento dell'elezione dell’abbé Roch Perrel e del Consiglio Generale dell’IBP (la cui invalidità resta indimostrata) - Consiglio comprendente lo scrivente, il quale peraltro risulta pertanto parte lesa -, così come sulle ragioni giuridiche soggiacenti all’introduzione della conferma degli eletti da parte della Commissione, elemento nuovo che introduce surrettiziamente una norma non prevista dal Diritto canonico né dai nostri Statuti, mi vedrò obbligato ad operare ad normam iuris, benché abbia finora preferito e tentato vie più discrete, finché compatibili con la fraterna carità nella verità. Charitas in veritate.

In via subordinata a quanto sopra espresso mi vedrò altresì costretto a presentare ricorso, in merito al rifacimento del corpo elettorale capitolare, il quale oltre che contrario al Diritto e ai nostri Statuti, mi appare contrario anche alla più elementare giustizia naturale (i risultati ne uscirebbero oggettivamente alterati e potrebbero apparire “orientati”). 

Non sto qui a descrivere la singolare prassi di convocazione alla quale abbiamo assistito finora, che mi appare, quantomeno giuridicamente discutibile, se non categoricamente a-giuridica.

Preciso inoltre, esternando filialmente quanto ho nel cuore e presentandolo alla vostra paterna valutazione, che un procedimento siffatto mi appare imprudente ai fini di una sereno proseguimento dell’attività dell’Istituto (che – oggettivamente e a prescindere dalle personali intenzioni – resta lo scopo primario d’ogni intervento) e potrebbe apparire sconveniente al bene di una società già tanto travagliata dalle reiterate pressioni volte ad alterarne l’identità, identità riconosciuta dagli Statuti per volontà del Sommo Pontefice Benedetto XVI. 

Va da sé - evidentemente - che un ricorso alla Prima Sedes è per natura propria un atto pubblico, di cui non sarebbe sconveniente dar pubblicamente notizia; tuttavia ardentemente desidero che le vie interlocutorie possano essere attivate in un congruo tempo che preceda il 4 giugno, data anteriore fino alla quale continuerò a sperare.

Mi sia permesso ricordare che analoghi interventi hanno in passato oggettivamente ingenerato, a prescindere dalle intenzioni dei fautori, dolorose rotture ed inasprimenti, dimostrandosi i peggiori nemici del terreno di un sano spirito di comunione. Nella tristezza che provo nel constatare che la storia del “mondo tradizionalista” sembra non avere insegnato nulla - tanto con il caso di Mons. Lefebvre, in cui la rottura si sarebbe potuta evitare per tempo, quanto con il caso della Fraternità San Pietro nell’Anno Santo 2000, in cui il pesante commissariamento e le manipolazioni e pressioni (di cui sacerdoti di tale Fraternità ci hanno confidato il doloroso condizionamento) hanno rafforzato il successivo clima di sfiducia in vari settori di questo mondo - resto nella speranza che non ci si ostini in una linea che fa piuttosto terra bruciata a quella pace e a quell’unione, nella verità e nella carità, cui ci spinge quest’amabile festa del Corpus Domini.

In evangelica franchezza e nella preghiera a Maria Regina,

                                          Don Stefano Carusi



Il testo anteriore summenzionato, di nuovo inviato, era il seguente:

Segue l’allegato:



ALLEGATO


Istanza alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei


A S. Ecc.za Rev.ma Mons. Gerhard L. Müller
A S. Ecc.za Rev.ma Mons. J. Augustine Di Noia

p.c. al Rev. mo Padre Abate Dom Antoine Forgeaut

                                                                     Courtalain, 8 maggio 2013,
Apparizione di S. Michele Arcangelo e Supplica alla Madonna del Rosario


 

Eccellenze Reverendissime,

                     in data 4 maggio 2013 sono venuto a conoscenza della lettera ai membri dell’Istituto del Buon Pastore, che le Loro Eccellenze hanno voluto farci pervenire attraverso la spedizione del Rev.mo Dom Forgeaut, partita da Fontgombault in data 1 maggio 2013. 

Ho letto con cuore aperto le esortazioni alla pace e alla riconciliazione; e mi rallegro di essere stato in sintonia con esse, nell’amore alla verità e alla giustizia, nei seguenti miei tentativi: luglio 2012, settembre 2012, aprile 2013. Purtroppo, come anche la Rev.ma Commissione ci scrive, non è stato possibile, con mio grande rammarico, addivenire ad un ragionevole superamento della situazione concreta. Situazione in cui - senza animosità per la persona, ma anche senza cecità pei fatti - l’abbé Laguérie dopo aver fatto arrivare un bollettino elettorale ad hoc, dopo aver abbandonato il Capitolo in pieno svolgimento, dopo aver sottoscritto un documento di rinuncia ai suoi titoli poco prima di tale abbandono, ha pubblicato come nulla fosse degli scritti di segno opposto, a mezzo internet, già a partire dal luglio 2012!

Con questa mia supplicatio, dopo aver preso consiglio nella Rev.ma Curia Romana, presento alcune istanze, a codesta Commissione e a tutti i gradi previsti secondo la pratica di Santa Madre Chiesa,  senza peraltro escludere di riconsiderarle.

Presento dunque a Voi, in primo grado, le seguenti tre istanze:

Istanza n. 1 - Chiedo copia del citato decreto del 19 luglio 2012, decreto emesso a seguito di non so quali informazioni ed in ogni caso inaudita altera parte, giacché l’allora Segretario di codesta Commissione, il Rev.mo Mons. Guido Pozzo, aveva risposto via mail all’abbé Perrel due giorni prima, con espressione di tenore onnicomprensivo, che egli non era disposto ad ascoltare nessuno dei Capitolari.
Istanza n. 2 - Chiedo le ragioni giuridiche che hanno portato a stimare invalida l’elezione dell’abbé Perrel e del Consiglio, compreso il ricorrente, elezione che tutti i Padri Capitolari presenti (oltre i due terzi degli aventi diritto) hanno realizzato e alla quale si era proceduto soltanto dopo aver informato codesta Rev.ma Commissione ed averne chiesto invano l’avviso prima di procedere oltre, senza ricevere da parte Vostra alcun cenno contrario. E’ infatti evidente quali siano le ragioni dell’invalidità dell’elezione addotta dall’abbé Laguérie, al cui pareggio fu essenziale un bollettino giunto per corrispondenza e sostituito poco prima dello scrutinio dal Rev.do Padre Canonista Poquet du Haut Jussé, che l’abbé Laguérie disse di aver discretamente concordato con l’allora Segretario di codesta Rev.da Commissione. Il contrasto col Codice essendo flagrante (cfr. can. 167), come fu sottolineato in sede capitolare (cfr. Relazione del Segretario del Capitolo), l’invalidità è ovvia, come fu ovvia per i Capitolari. Non consta invece quale elemento giuridico sarebbe stato invalidante l’elezione, stavolta con maggioranza qualificata, dell’abbé Perrel e del suo Consiglio.   
Istanza n.3 - Chiedo le ragioni della necessità di conferma di colui che uscirà eletto Superiore dell’IBP nella prossima elezione, da parte di codesta Commissione, così come precisato nel decreto del 15 aprile 2013. Tale elemento non risulta presente nel vigente Codice di Diritto Canonico, oltre a non essere presente nei nostri Statuti per volontà (che allora non ci presentò affatto come transitoria) dell’Em.mo Card. Castrillon Hoyos. E’ infatti evidente, oggi purtroppo non certo ovunque (come alla Congregazione per la Dottrina della Fede sarà certo ben noto),  che il Romano Pontefice gode del diritto di qualsiasi intervento diretto : ma trattandosi di Statuti recentemente approvati per volontà diretta – così ci disse il Card. Castrillon Hoyos – di SS. Benedetto XVI, sembra al ricorrente e alle fonti da egli consultate, che eventuali elementi difformi debbano constare approvati direttamente e in forma specifica dal Santo Padre.

Mentre resto nell’attesa delle summenzionate delucidazioni, che evidentemente quanto ai punti n. 2 e 3, postulano anche un’umile domanda di riconsiderazione, con serenità spero e prego il più possibile, sia evitata la malaugurata evenienza di un ricorso al provvedimento, fino all’Augusto Tavolo.

Mentre mi permetto affidare alle Vostre preghiere il futuro del nostro Istituto, imploro la Vostra benedizione e porgo i miei più spirituali saluti.
                                
                                                              Don Stefano Carusi
membro eletto del Consiglio dell’IBP



2 - A seguito della mancata risposta del Commissario della Commissione “Ecclesia Dei”, il quale anzi procedeva all’indizione di elezioni primarie, modificando la composizione del Capitolo in carica, che avrebbe nuovamente proceduto all’elezione del Superiore, è stata inoltrata la presente Istanza al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, istanza implicante la sospensione dei provvedimenti oggetto di ricorso. 


Istanza al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica


A Sua Em.za Rev.ma Card. Raymond Burke
p.c. Alla Rev. ma Segreteria di Stato
p.c. Alla Rev. ma Congregazione dei Religiosi
p.c. Alla Rev. da Commissione Ecclesia Dei
p.c. Al Rev. mo Dom Antoine Forgeot
                                                                       
                                
                                                                                                               Courtalain, 3 giugno 2013
                  
Em.za Rev. ma,

                                          con la presente ricorro direttamente al Supremo Tribunale che Ella presiede per presentare quanto segue a titolo d’Istanza, prosieguo della Istanza giuridica da me già sottoposta alla Rev. da Commissione Ecclesia Dei, in merito all’annullamento dell’elezione del Superiore Generale dell’Istituto del Buon Pastore avvenuta lo scorso luglio 2012.

In data 8 maggio 2013, avendo avuto notizia certa il 4 maggio di un decreto annullante l’elezione del Superiore Generale del Buon Pastore e mia, ho sottoposto - anche in quanto parte lesa - un’Istanza alla Commissione Ecclesia Dei per conoscere le ragioni giuridiche di un tale atto d’annullamento; ragioni che per natura propria sono pubbliche, almeno per i soggetti che, in ordine al provvedimento, sono parte lesa.

S. Ecc.za Mons. Di Noia mi ha risposto con la lettera che allego in data 20 maggio 2013;  mi rispondeva null’altro che ingiungendomi  d’“astenermi”, in maniera indefinita, da qualsiasi atto che “provochi disagio”, aggiungendo altresì una frase che si presta a varie interpretazioni, anche eventualmente di sapore minaccioso, ovvero che la cosa sarebbe stata un bene per la mia persona; nessun'altra specificazione è stata aggiunta, né mi sono stati inviati i documenti, né si è indicata disponibilità ad inviarli nei tre mesi seguenti la ricezione della lettera. 

Essendo da sempre prassi della Chiesa il franco ed aperto ricorso alla Prima Sedes, atto peraltro di deferenza al Vicario di Cristo e alla Sua Curia, sono nella convinzione che il filiale ricorso agli organi competenti possa essere, nel culto della giustizia e del diritto, la via propizia per favorire quell’umile e rigorosa trasparenza giuridica, che, vera garanzia alla persona, tanto sta a cuore alla Chiesa. 

A seguito di analoghe comunicazioni e mentre, in mancanza di adeguate risposte, stavo anticipando il progetto del mio attuale intervento, ho ricevuto minacce di “gravi sanzioni”. Esse erano espresse in maniera canonica irricevibile, ed hanno suscitato in me dolore profondo, unito a scandalo e riprovazione, non per gli intenti che non sta a me giudicare, ma all’Altissimo il giorno del Giudizio, ma per la maniera pericolosamente indefinita di dette minacce, che non è certo compatibile con la serena cristiana franchezza e la pace ecclesiale nella giustizia (cfr. Allegato n.  7).

Presento quindi la citata documentazione a codesto Rev. mo Tribunale, attualmente in forma di Istanza, restando nella preghiera aperto a possibilità di conciliazione, che siano compatibili coi principi richiamati dai Sommi Pontefici Pio XII e Paolo VI sul nesso imprescindibile tra pace e giustizia.

All’uopo trasmetto come parte integrante gli allegati seguenti:

Allegato n. 1) Resoconto del Capitolo Generale dell’Istituto del Buon Pastore del luglio 2012 redatto del Segretario del Capitolo.
Allegato n.2 ) Lettera di S. Ecc.za Mons. Muller ai membri dell’Istituto del Buon Pastore del 15 aprile 2013.
Allegato n.3) Istanza alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei presentata dallo scrivente in data 8 maggio 2013.
Allegato n.4) Lettera di Mons. Di Noia del 20 maggio 2013.
Allegato n.5) Lettera dello scrivente al Rev.mo Padre Abate Dom Antoine Forgeot del 29 maggio 2013.
Allegato n. 6) Annuncio del ricorso canonico in via gerarchica del 31 maggio 2013. 
Allegato n. 7) Decreto del Rev.mo Dom Antoine Forgeot, datato 30 maggio 2013.


Con le mie povere preghiere, prono al bacio della Sacra Porpora

                                                                                               Don Stefano Carusi, IBP




3) - Contestualmente, con altri cinque confratelli è stato inoltrato il seguente ricorso gerarchico in merito al provvedimento che di fatto procedeva all’alterazione della composizione del Capitolo che avrebbe eletto il Superiore dell’Istituto:


A S. Ecc.za Rev. ma Mons. Gerard  Müller
A S. Ecc.za Rev. ma Mons. Augustine Di Noia
Pontificia Commissione Ecclesia Dei
p. c. Alla Rev. ma Segreteria di Stato
p. c. Alla Rev. da Congregazione dei Religiosi 


Oggetto: ricorso gerarchico


                                                                                                                    Courtalain, 2 giugno 2013


Ecc. ze Rev. me,

                  ci troviamo nell’obbligo di presentare alle Loro Eccellenze un ricorso gerarchico, dopo aver esaurito tutte le vie della pacifica composizione del dissidio. Dal momento in cui abbiamo avuto la  comunicazione, pur frammentaria e imprecisa, abbiamo chiesto, con diverse remonstrationes scritte inviate al Rev. Dom Antoine Forgeot, Superiore Generale pro tempore dell’Istituto del Buon Pastore, la revoca del provvedimento ab ipsius auctore (CIC, c. 1734), provvedimento che indiceva elezioni per il rifacimento del corpo elettorale capitolare dell’Istituto del Buon Pastore, alterandone la composizione originaria. Specifichiamo che tale provvedimento risulta essere emanato senza espressa deroga in materia. L’autore con risposta scritta del 31 maggio scorso non dava seguito ad alcuna riconsiderazione del provvedimento di cui esponiamo più sotto nel dettaglio, né dava seguito alla via della mediazione da noi proposta per i due giorni successivi (CIC, c. 1733).
  
A seguito del decreto di nomina del 15 aprile scorso le Loro Eccellenze hanno nominato il Rev.  Dom Antoine Forgeot, Commissario con funzione di Superiore Generale pro tempore per l’Istituto del Buon Pastore, in vista di procedere all’elezione del futuro Superiore Generale, in conformità al Diritto e ai nostri Statuti.

Una settimana fa circa ci è stato comunicato con più mails dal contenuto differente, che la riunione consultativa e di bonario scambio d’opinioni in vista di una pacificazione, prevista per il 4 giugno, era stata trasformata in sezione elettorale (cfr. mails allegate) per organizzare delle elezioni primarie che avrebbero modificato in massima parte la composizione del Capitolo. Precisiamo che il Capitolo è già in carica da oltre un anno e resta in carica per i prossimi cinque a norma degli Statuti (V, 4); i membri di diritto sono stati approvati da codesta Commissione e i membri eletti hanno avuto accesso alle cariche in ottemperanza alla prassi statutaria approvata per iscritto da codesta Commissione, che approvò altresì i risultati degli scrutini e la regolare convocazione del luglio 2012.

Il provvedimento, oltre alla rapidità della comunicazione a ridosso dell’incontro che ci era stato prospettato inizialmente come meramente consultivo, è volto a organizzare nuove votazioni, che di fatto rimaneggiano la composizione originaria del Capitolo Generale, e non risulta in assonanza col Diritto e con le norme procedurali:
nell’arco della settimana trascorsa, a ridosso immediato dell’incontro consultivo del 4 giugno, abbiamo avuto imprecisa notizia che si procedeva all’innovazione improvvisa e inattesa per cui si indicevano nuove elezioni primarie, senza addurre alcuna ragione giuridica (mail del 23 maggio), che si procedeva alla rimozione di due membri di diritto, all’abbassamento del numero dei membri eletti (che da quattro divenivano due), alla comunicazione che l’abbé Héry era membro di diritto, seguita da smentita scritta della medesima notizia, smentita a sua volta smentita da una terza comunicazione di segno opposto (cfr. mails allegate del 27 e 29 maggio 2013); così come pei diaconi incardinati, che in primo momento sono stati indicati per iscritto come elettori per poi essere espulsi dal collegio elettorale due giorni fa’ circa, il tutto a meno di una settimana dall’incontro consultivo, improvvisamente trasformatosi in votazione primaria. Precisiamo che tali comunicazioni sono pervenute tutte via mail ed in maniera frammentaria, sono pervenute ad alcuni e non ad altri membri dell’Istituto, ingenerando oggettivamente confusione e sfiducia giuridica, rinvenendovi una prassi procedurale che ci risulta impossibile conciliare col Codice e coi nostri Statuti e che non possiamo approvare in coscienza.

Il pressoché completo rifacimento del corpo elettorale capitolare, in carica per i prossimi cinque anni, non constando alcun conferimento di poteri straordinari in tal senso - e non essendoci alcuna espressa deroga - non rientra nei munera conferiti al Superiore pro tempore (cfr. Decr. della Commissione Ecclesia Dei, prot. 80/2006, 15 aprile 2013). Presentiamo pertanto ricorso in via gerarchica perché sia riconosciuta la nullità giuridica del citato provvedimento del Rev. Dom Forgeot, il quale risulta avere facoltà per organizzare l’elezione invocata dal decreto menzionato, ma non per alterare la composizione dell’intero Capitolo. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, invocando il rispetto del Codice, che chiamava “il terzo pilastro della Chiesa”, sottolineava che la chiarezza procedurale è il necessario presupposto di ogni atto giuridico ecclesiale e della sua credibilità.

Né possiamo tacere inoltre che l’elezione successiva a tale procedura, per la sua invalidità, esporrebbe l’Istituto a gravissimi ulteriori disagi che, oggettivamente e a prescindere dalle intenzioni, non farebbero che aggravare la già delicata situazione della nostra società. Non solo alcuni membri dell’Istituto, avvertiti da meno d’una settimana e da mail contraddittorie - che tra l’altro non parlavano inizialmente d’elezione - non hanno previsto di rendersi materialmente nel luogo dell’incontro (si pensi a quanti risiedono in America del Sud, i quali non possono nemmeno - ragionevolmente - essere avvisati in extremis), ma sottolineiamo che non possiamo davvero concepire una tale procedura. Qualsiasi risultato esca dall’imposizione di una tale votazione non potrà che essere l’opposto della “serena e sicura elezione” auspicata dal Decreto del 15 aprile scorso.

Facciamo altresì presente la sconvenienza delle minacce scritte che alcuni dei firmatari stanno ricevendo in questo tempo che è un tempo elettorale, per cui non può certo dirsi che vi sia il clima per poter serenamente procedere, essendo evidente che una siffatta alterazione del corpo elettorale porterebbe verosimilmente a risultati diversi da quelli che verrebbero dal corpo elettorale originale dei Padri capitolari. 

Chiediamo quindi, prima del ricorso al Supremo Tribunale della Segnatura, che la votazione si svolga come da procedura con il medesimo corpo elettorale capitolare del luglio 2012 e la sospensione immediata - connessa al presente ricorso - del provvedimento convocante le menzionate elezioni del 4 giugno prossimo.

Nel salutare distintamente e nella speranza di una soluzione, restiamo nell’attesa di un riscontro nella preghiera a Gesù Buon Pastore.

(Seguono le sei firme dei sacerdoti ricorrenti)



4) - Mentre il Commissario Forgeot procedeva come nulla fosse ad una nuova elezione, per la quale sono stati convocati anche quattro sacerdoti che anteriormente all’ultimo Capitolo avevano abbandonato l’Istituto, di cui due si sono pure presentati (e nonostante ciò non è stato neppure raggiunto il quorum, già da lui stesso previsto per la validità dell’elezione), ci è giunta pure la sconcertante notizia di una proroga per un anno dell’abbé Laguérie, cosa di cui nessuno aveva notizia prima del 4 giugno 2013, né i Padri Capitolari né i membri dell’Istituto. Cosicché si è resa necessaria la presente integrazione al ricorso:



                                                                                                                 Courtalain, 8 giugno 201


 Ecc.ze Rev.me,


                                soltanto successivamente, rispetto al nostro ricorso del 3 corrente mese, abbiamo appreso che la Commissione Ecclesia Dei ha confermato motu proprio il Superiore scaduto e non rieletto abbé Philippe Laguérie, che “è ricondotto per un anno”. La circostanza riferita dal rappresentante di detta Commissione, Dom Antoine Forgeot il 4 c. m., riferitaci da alcuni confratelli, è stata da questi successivamente confermata per iscritto nella mail qui allegata in cui ci comunica del suo compito di “aiutare il Superiore uscente abbé Philippe Laguérie nella riorganizzazione delle elezioni”. Tale procedimento calpesta la volontà del nostro Capitolo del luglio 2012, che ha legittimamente ritenuto di non confermare tale candidato e si palesa completamente irrispettosa dei nostri Statuti, approvati dalla Santa Sede nel vicino 2006, che non prevedono un tale procedimento. Pertanto, rifiutandoci di considerare un accordo bilaterale come fosse carta straccia, ci vediamo costretti ad integrare la nostra recente Istanza anche con tale elemento, che peraltro non consente di riconoscere nel Delegato della Commissione un garante equidistante della ripetizione di una elezione controversa. Quantunque sbalorditi e rattristati all’estremo, stiamo cercando di procedere con la massima moderazione e responsabilità possibili sicché abbiamo ancora tenuto riservati detti comportamenti, che non possono che apparirci come scandalosi abusi di potere.
Preghiamo ardentemente perché non ci vediamo costretti, fallita anche la via dell’Istanza, ad adire ormai presto alle via giudiziarie compiute, come da procedimento sempre considerato legittimo nella Santa Romana Chiesa, amica del diritto e della giustizia.

(Inviata a nome dei precedenti ricorrenti).




La Redazione di Disputationes Theologicae